Italiani ed Italici: l’Italia è più grande e numerosa di quello che pensiamo
Intervista all’on. Fabio Porta – Deputato eletto nella Circoscrizione Estero America Meridionale
Lonardo – Salve, Onorevole. Recentemente è stata insediata alla Camera dei deputati una Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica in atto. Immagino che calo della natalità, immigrazione dall’estero, nuova emigrazione dall’Italia verso altri Paesi, determinino un forte cambiamento per il mondo del lavoro ed anche per il sistema pensionistico. Quali dovranno essere, a suo avviso, i temi principali da affrontare?
On. Porta – La recessione demografica è ormai cronica e strutturale ed è diventata la vera grande emergenza del nostro Paese, con conseguenze sul piano economico e sociale che probabilmente stiamo sottovalutando. Metterla al centro del lavoro di una apposita commissione parlamentare è un fatto importante, poiché indica che le istituzioni iniziano a capire che occorre agire rapidamente e con cognizione di causa su un problema che ha bisogno di risposte concrete e urgenti, possibilmente con il concorso di tutte le forze politiche. I temi sono diversi, come lei stesso ha accennato: politiche per la natalità, gestione dei flussi migratori, lotta allo spopolamento e valorizzazione delle aree interne, organizzazione di un welfare diffuso e capillare, attrazione di talenti dall’estero non solo nel mondo del lavoro ma anche nelle Università. Su questi e altri temi saremo presto al lavoro e sono onorato di essere stati indicato dal mio gruppo parlamentare come uno dei componenti questa importantissima commissione.
Lonardo – Da popolo di emigrazione, nella prima metà del secolo scorso, siamo diventati, da diversi decenni, un Paese di immigrazione. Il fenomeno prosegue, come sappiamo, e viene in qualche modo in aiuto anche del calo demografico in atto e del rifiuto degli italiani per i lavori più faticosi o meno tutelati. In questi ultimi anni, però, sta crescendo una nuova “emigrazione”, soprattutto di personale formato e spesso insoddisfatto della remunerazione troppo bassa rispetto ad altri Paesi europei. Come vede questa situazione, vivendo a contatto con l’America Latina – una delle destinazioni storiche dell’antica emigrazione italiana – ma vedendo anche i gravi problemi che questa nuova ondata migratoria crea?
On. Porta – In realtà noi oggi siamo un popolo di emigrazione e di immigrazione: italiani all’estero e immigrati in Italia costituiscono oggi il venti per cento della nostra popolazione; senza di loro l’inverno demografico sarebbe ancora più drammatico. Il problema dell’emigrazione non è la “fuga dei cervelli” ma la mancanza di una mobilità circolare che impedisce a coloro che legittimamente cercano fuori dall’Italia opportunità di studio e lavoro di rientrare nel nostro Paese arricchendolo con il loro nuovo bagaglio di esperienze creato all’estero. Quando l’emigrazione è una scelta obbligata e a senso unico è indice di qualcosa che non funzione. Sul versante immigrazione, invece, il problema sono le complesse procedure per l’integrazione e l’accesso al mercato del lavoro, come anche la scarsa attrattività delle nostre università se comparate con quelle di altri Paesi europei.
Lonardo – Lei ha presentato recentemente alla Camera dei Deputati una proposta di legge per la semplificazione amministrativa volta a favorire il rientro dei giovani italiani e degli italici all’estero al fine di contrastare i fenomeni di spopolamento e denatalità e di favorire la ripresa economica”. Intanto, Le chiedo chi sono gli “italici”. E, poi, vorrei capire qualcosa di più sul senso di questa proposta di legge, che, a primo avviso, mi sembra una buona idea.
On. Porta – Il concetto di “italici” è quello del manifesto di Piero Bassetti, lanciato una decina di anni fa con il suo libro “Svegliamoci Italici!”: il riferimento è a tutti coloro che si identificano con i nostri valori linguistici e culturali, dagli italiani nati all’estero agli stranieri che vivono in Italia, ma anche coloro che per affinità culturali o scelte di vita hanno scelto i valori tipici della cultura italiana come ispiratori dei loro comportamenti e quindi della loro vita; si stima che nel mondo siano almeno 250 milioni. La legge vuole riferirsi a loro, con priorità per i giovani italo-discendenti nati all’estero, offrendo un visto di cinque anni a coloro che intendono svolgere nel nostro Paese un percorso di studi o un’esperienza di lavoro. Ovviamente l’obiettivo è attrarre una popolazione giovane, qualificata e culturalmente a noi vicina affinché scelga l’Italia come suo destino, e ciò ovviamente risponderebbe proprio a quell’emergenza demografica e allo spopolamento delle aree interne che attanagliano da anni il Paese e che necessita di risposte urgenti ma anche originali e innovative.
Lonardo – Andiamo sulla politica estera. Lei vive in Brasile e conosce bene l’America del Sud.
Il Brasile è il Paese al mondo – esclusa la madre patria – dove vivono più italiani. Quale “buon vento” sta portando – semmai anche in politica estera – l’elezione di Lula?
On. Porta – Il ritorno di Lula alla presidenza del Brasile, avvenuto dopo quattro anni di governo Bolsonaro, è stato sicuramente una buona notizia per l’Italia ed il mondo. Il governo Bolsonaro, infatti, al di là delle considerazioni di politica interna sulle quali al momento preferisco sorvolare, in politica estera è stato devastante, poiché ha di fatto rappresentato il momento più basso della proiezione del Brasile degli ultimi trenta anni; Lula, al contrario, godeva e gode ancora di un grande prestigio internazionale a partire dai Paesi dell’America Latina, un prestigio che trasferisce di fatto al Brasile un ruolo di grande attore internazionale, soprattutto in alcune materie come la protezione dell’ambiente e la lotta alla fame nel mondo. L’Italia, dal canto suo, dovrebbe sforzarsi per fare del Brasile e dell’America Latina una naturale proiezione dei suoi interessi, proprio in ragione della grandissima presenza in quei Paesi di collettività di origine italiane.
Lonardo – L’Argentina è un Paese con una altissima percentuale di popolazione con origini italiane. Come sta evolvendo, secondo Lei, la nuova politica economica del Presidente argentino Milei?
On. Porta – Difficile dare un giudizio su un Presidente come Milei, anche perché a mio parere la politica economica non può essere considerata in maniera disgiunta da quella sociale in un Paese dove almeno il cinquanta per cento della popolazione vive sotto la soglia della povertà. Se è vero, infatti, che Milei ha ereditato un Paese pressoché in default a seguito della disastrosa gestione dell’economia da parte dei governi peronisti di Cristina Kirchner e di Alberto Fernandes, è altrettanto vero che una politica ultraliberista rischia di mettere in ginocchio un Paese alle prese con fortissime disparità sociali ed economiche. A preoccuparmi, poi, sono soprattutto le scelte nel campo dei diritti umani, come il commissariamento dell’Università dei diritti umani, la soppressione di tutti i fondi alle organizzazioni da anni impegnate in questo campo ed un pericoloso negazionismo su un tema ancora sensibile e delicato come l’atroce dittatura dei militari degli anni ’70.
Lonardo – Anche il Venezuela di Maduro, vede una forte presenza di cittadini di origine italiana. In molti italiani c’è apprensione per i loro parenti venezuelani e, a differenza di quando successo nelle ultime elezioni di Brasile ed Argentina, non mi sembra che l’elezione di Maduro sia avvenuta nel rispetto della democrazia e del libero voto. Cosa può fare la comunità internazionale e cosa possono fare gli Italiani per il ritorno del Venezuela alla democrazia?
On. Porta – Seguo da anni le vicende del Venezuela, Paese dove vive una grandissima e importantissima comunità italiana. Purtroppo, il regime di Maduro è andato sempre più caratterizzandosi come uno Stato autoritario e per certi versi dittatoriale; la prova più evidente sono le ultime elezioni, che l’unico osservatore internazionale accreditato (il Centro Carter) ha definito illegittime poiché falsate da una campagna elettorale viziata dagli arresti degli oppositori e dalla totale assenza di controlli e di verifica dei risultati elettorali. A preoccuparci sono anche i sequestri alle proprietà degli italiani, le torture nelle prigioni di Maduro e la detenzione di cittadini italiani e italo-venezuelani, spesso arbitrarie e prive delle minime garanzie costituzionali. Dobbiamo stare vicini alla lotta per la libertà e la democrazia dei venezuelani, in primo luogo non dimenticandoli e chiedendo a Parlamento e governo di fare la propria parte in tutti gli ambiti internazionali.
Lonardo – Ed ora, concludiamo nel tentativo di conoscere anche l’uomo oltre il “politico”… Il neopresidente della Regione Emilia-Romagna, nell’intervista che gli abbiamo fatto il mese scorso, si è anche divertito a rispondere a queste domande… strane. La prima: quali libri terrebbe sempre sul comodino?
On. Porta – Ho sempre tanti libri sul comodino, non riesco a farne a meno. Quali sono i libri dei quali non farei a meno? Tanti, ma posso citarne alcuni, importanti per la mia formazione culturale e politica: “Lettere a una professoressa”, di Don Lorenzo Milani, “Il Barone rampante” di Italo Calvino, “Uno nessuno centomila” di Luigi Pirandello, “Todo modo” di Leonardo Sciascia, “Destra e Sinistra” di Norberto Bobbio e “Introduzione alla politica” di Maurice Duverger.
Lonardo – Ed ora, quali film ritiene siano stati fondamentali nel percorso della sua vita?
On. Porta – Tanti, anche in questo caso. Ne cito alcuni: “Paris, Texas”, di Wim Wenders, “Il grande freddo” di Lawrence Kasdan, “Ricomincio da tre”, di Massimo Troisi, “La vita è bella” di Roberto Benigni”, “C’era una volta in America” di Sergio Leone e “Sono ancora qui”, di Walter Salles, il film brasiliano candidato all’Oscar di quest’anno.
Lonardo – Solo un’ultima domanda… Però adesso non me la ricordo, colpa dell’età… mi spiace… Provi a farsela Lei una domanda e provi a darsi la risposta.
On. Porta – Le sue domande sono state tante e tutte interessati; potrei aggiungere tante cose, forse mi domanderei perché ho scelto di impegnarmi in politica e potrei rispondere che è stata la naturale conseguenza della mia formazione; sono nato a Caltagirone, in Sicilia, e dopo anni di impegno tra gli studenti dell’Azione Cattolica e i giovani socialisti sono venuto a Roma a studiare sociologia, proseguendo nel sindacato il mio impegno sociale che mi ha poi portato in Brasile e quindi in Sudamerica; qui, infine, ho scoperto una collettività italiana straordinariamente ricca di amore per il nostro Paese, una comunità forse ancora poco conosciuta e per certi versi dimenticata. E’ per questo che l’altra mia grande sfida parlamentare sarà l’approvazione della mia proposta di legge sull’insegnamento dell’emigrazione italiana nelle scuole.
Lonardo Grazie, Onorevole, e buon lavoro per l’Italia e per il Sud America… Speriamo che… l’inquilino del piano di sopra, quello grosso e biondo tinto, non si metta in testa di cambiare nome anche allo Stretto di Magellano e al Rio delle Amazzoni…