Ascolta l’intervista:
Lonardo – La ringrazio dell’opportunità che ci dà e del tempo che mi dedica in questo periodo particolarmente intenso. Partiamo subito con le domande. Lei ha vinto con ampio margine di voti le elezioni a Presidente della Regione dell’Emilia-Romagna. Questo avviene, però, a fronte di un calo piuttosto consistente di votanti che riguarda un po’ – bisogna dire – tutto il panorama delle elezioni in Italia, soprattutto di quelle regionali. La prima domanda è un po’ generale. Se il voto non viene ritenuto utile da una parte consistente degli aventi diritto, per la democrazia suona un campanello d’allarme? E cosa si potrebbe fare, allora?
De Pascale – Assolutamente sì. Ci sono tre ordini di dati preoccupanti rispetto all’affluenza: il primo elemento è quello ovviamente del discredito generalizzato nei confronti della politica. E questo deve interrogare tutti, ovviamente, maggioranza opposizione a livello nazionale e locale. Il trend generalizzato delle affluenze alle urne è costantemente in calo e questo è molto preoccupante. Il secondo elemento è proprio la modalità con cui si svolgono le elezioni regionali, cioè queste elezioni convocate in date tutte diverse, in momenti diversi, senza grande copertura nazionale, di sicuro non favoriscono la corretta informazione e io le assicuro che in questa campagna elettorale non c’è stato giorno in cui io non abbia incontrato almeno una persona che mi dicesse che non sapeva che c’erano le elezioni. Terzo punto – quello più rilevante da un punto di vista democratico – è che le Regioni, negli ultimi anni, hanno avuto una grande “bulimia” di potere, cioè l’hanno avuta verso il basso, nei confronti delle Province, degli Enti Locali, e verso l’alto, con l’autonomia differenziata, maggiori competenze legislative. E poi quando si vota per una Regione e si discute di quella Regione – noi alle elezioni di cinque anni fa avemmo il 68% dei votanti, ma si stava discutendo di Salvini, del governo Conte due, delle “sardine”, cioè era tutto in una dinamica nazionale non una dinamica locale. Quando si discute, invece, delle regioni, nelle ultime elezioni regionali l’Emilia Romagna fa il 46% di votanti, la Lombardia ha fatto il 41%, il Lazio il 37%. Noi stessi in Emilia-Romagna facemmo il 37% di votanti dieci anni fa. In sostanza, quando le Regioni votano da sole, non va a votare nessuno o vanno a votare molto poche persone, e questo è un tema che deve interrogare proprio le Regioni tutte sul fatto che, invece di chiedere nuove funzioni, devono lavorare sull’essere maggiormente percepite su quello che stanno concretamente facendo e sulla rilevanza che hanno.
Lonardo – Interessante l’uso del termine “bulimia” dal punto di vista istituzionale. Personalmente lo condivido molto. Seconda domanda. Nei decenni passati l’Emilia-Romagna è stata definita un “modello”. C’è bisogno di innestare elementi di innovazione su questo modello, sicuramente di successo, ma a volte anche un po’ vetusto? E come?
De Pascale – L’Emilia Romagna è una regione dai valori molto forti – solidarietà, lavoro sono valori molto radicati nella popolazione anche al di là delle appartenenze politiche – e poi una regione che è sempre stata una regione che ha innovato. Quindi, non è un modello statico. E’, diciamo, molto forte dei valori che sono molto radicati e non cambiano nelle generazioni nel tempo, e, invece, rispetto alle politiche, è una regione di cambiamento, di continuo cambiamento. Quindi, noi diciamo che tutto il nostro programma è stato improntato alla fermezza sui valori, ma alla spinta – diciamo – innovatrice di cambiamento nelle politiche.
Lonardo – Bene, è chiaro. Altra domanda. I sindaci in Italia sono generalmente molto amati o molto detestati dopo un po’. I governi nazionali sono – sentendo l’opinione diffusa – quasi sempre “tollerati”, questo anche da una parte degli elettori che hanno votato quella maggioranza di governo, come se fossero “il male minore”. Alcuni Presidenti di regione, invece, godono spesso, ultimamente, di una notevole identificazione positiva da parte di una maggioranza – anche ampia – dell’elettorato. E allora, tra le dettagliate quotidiane problematiche di competenza dei comuni e la grande politica nazionale ed internazionale dei governi, fatta spesso di contrapposizioni costanti fra maggioranza ed opposizione, le Regioni – se hanno bravi Presidenti – sembrano attori politici con cui l’elettorato è più facile che si identifichi. Perché, secondo lei?
De Pascale – Questo avviene in una dimensione del consenso e delle proprie parti, nel senso che noi abbiamo avuto elettorato che ha espresso moltissime preferenze, molto motivato. Quindi, chi è andato a votare nel nostro campo abbiamo avuto la percezione che chi ha votato abbia votato con entusiasmo. E poi, come le dicevo, purtroppo tante persone non hanno votato. Quindi c’è anche un po’ sempre da leggere anche questo elemento di diversità. E’ chiaro che c’è un tema che è quello che le Regioni hanno potere di azione – e quindi hanno capacità di fare, cosa che spesso purtroppo ai comuni non è concesso, perché i comuni avrebbero la capillarità, il radicamento, ma, con le scelte che sono state fatte negli anni, hanno sempre meno risorse per poter fare le cose – e il gol della Regione però – a differenza del governo centrale – ha la stabilità, c’è un Presidente di Regione che si insedia, sa di avere davanti cinque anni di lavoro e di governo, cosa che a livello di governo nazionale – al netto dell’attuale legislatura, dove la presidente del consiglio ha numeri ampi – nelle ultime due legislature ci sono stati tre governi nell’ultima ed altri tre in quella precedente. Cioè, è chiaro che le regioni hanno un principio di stabilità. Ci son casi come quello di Zaia, che ha fatto il Presidente per quindici anni, però, in generale, è chiaro che, ad esempio, il mio precessore ha avuto dieci anni di mandato: sono un tempo dove, se hai una visione per il tuo territorio, di cose ne puoi realizzare.
Lonardo – Ora entro un po’ più nel dettaglio e prevale una domanda un po’ cattiva che voglio farle. Ma, insomma, lei se la caverà sicuramente. Prevale in Lei una contrapposizione ideologica al modello di amministratore, non so, di Zaia in Veneto o di Fedriga in Friuli -che sono tra l’altro molto amati dall’elettorato di quelle regioni – oppure vede l’opportunità di copiare il meglio delle cose che fanno da un’altra parte di scartarne altre, oltre che provare a dare soluzioni innovative – anche emiliano-romagnole – che altri possano copiare o a cui possano ispirarsi. Ecco, qual è il rapporto con queste amministrazioni di successo che, però, non sono della sua stessa area politica?
De Pascale – Io chiaramente ho avuto un predecessore che ha vinto due volte le elezioni in Emilia-Romagna ed è stato molto molto votato alle elezioni europee quindi a buon titolo l’Emilia-Romagna, fino a qualche settimana fa, si poteva iscrivere al novero di quelle regioni guidate da delle personalità politiche molto forti, strutturate e di grande consenso. Quindi, secondo me le regioni hanno anche storie elettorati caratteristiche diverse, quindi non è detto che il consenso che una persona può riscuotere nella sua regione sia poi automaticamente trasferibile altrove. Anzi, abbiamo una storia dove difficilmente figure molto molto radicate in una parte del Paese diventano leader nazionali. Un po’ lo ha pagato anche Bonaccini nelle primarie del PD, se uno ci guarda bene. Detto questo, io vengo da un’esperienza amministratore locale. Peraltro, ho guidato negli ultimi sei anni l’Unione delle Province Italiane, ho guidato un’associazione che aveva dentro presidenti di tutti i colori politici e quindi sono convinto – Fedriga, tra l’altro, lo conosco bene perché mentre coordinavo le province lui coordinava le regioni – che il rapporto sarà molto corretto. Chiaramente, nel merito su molti temi abbiamo opinioni diverse, quindi abbiamo programmi diversi. Se poi, su alcuni temi, riusciremo a trovare una sintesi, io penso che sarà utile per tutti. Adesso è chiaro che sul tema della sanità è molto molto importante trovare un punto di incontro per poter essere più incisivi nel chiedere al governo più risorse. Io penso, invece, sull’autonomia che Zaia sbagli, nel senso che non abbiamo bisogno, come dicevo prima, di aumentare ulteriormente le competenze legislative delle regioni – che ne hanno già fin troppe, secondo me. Quindi, su dei temi troveremo delle intese, su degli altri abbiamo visioni e posizioni anche diverse.
Lonardo – Bene: molto chiaro. Adesso le ultime domandine, forse meno intense, ma – dal mio punto di vista – anche molto importanti. La prima: quali sono i libri che terrebbe sempre sul comodino?
De Pascale – La Costituzione della Repubblica italiana è per me un tratto identitario, un rapporto quasi “religioso” da parte mia con la Costituzione della Repubblica italiana. E poi le cito “Le memorie di Adriano” di Marguerite Yourcenar e “Germinale” di Emile Zola.
Lonardo – Il secondo non l’ho letto, ma il primo che ha citato l’ho letto e devo dire che per chi deve gestire del potere è una grande ispirazione… E adesso: quali film, ammesso che abbia avuto ancora tempo di andare al cinema, le hanno insegnato qualcosa di importante sulla vita?
De Pascale – Cito la vita è bella di Benigni, un film che mi ha sempre commosso molto. Come tutti quelli che hanno perso da giovane il padre, anche il Re Leone della Disney è un film che segna molto la vita di chi ha perso il padre presto come me.
Lonardo – Capisco… Come la colonna sonora, scritta dal mio cantante preferito…
De Pascale – Esatto… Anche tra i miei preferiti.
Lonardo – Descrive in poche parole se stesso, la sua vita familiare privata, visto che Lei, tendenzialmente, mi sembra voglia rimanere un essere umano normale, quindi più noto di altri ma assolutamente normale.
De Pascale – Io sono sposato poi ho due figli, mia moglie fa l’avvocata. Abbiamo una vita molto intensa, molto riservata, nel senso che difendiamo molto la nostra privacy familiare. Diciamo che io fino ad oggi sono riuscito a essere un padre presente. Quindi, la sfida è di rimanere un padre presente nella vita dei miei figli. Poi, sono una persona molto determinata, molto appassionata, non permalosa… a volte un po’ disordinata, quindi ho bisogno di collaboratori che mi diano una mano a tenere in ordine…
Lonardo – Quindi, collaboratori “pazienti”… Se qualcuno importante per la sua carriera politica, per il suo successo – Lei è ancora giovane – quindi avrà molto impegno in Regione, poi domani si vedrà… – se qualcuno importante le chiedesse un giorno di rispondere alla domanda: quanto fa 2+2? E Lei capisse che questa persona importante per la sua carriera vorrebbe una risposta tipo “2+2 fa 5” o “2+2 fa 3”, oppure “2+2 fa quello che voglio io”, quale sarebbe la sua risposta a questa persona importante per la sua carriera?
De Pascale – A scuola ero molto bravo in matematica, quindi 2+2 fa quattro! “Amicus Plato sed magis amica Veritas”. Bisogna sempre dire la verità!
Lonardo – E’ molto importante per una rivista come quella che sta nascendo, che si chiama, appunto, 2+2. L’’ultimissima: mi sono dimenticato di fare la domanda su qualcosa che lei riterrebbe utile e quindi… si faccio una domanda e si dia una risposta da solo…
De Pascale – Urca… “Sei felice?” “Sì”.
Lonardo – Bene bene bene… Grazie davvero, buona giornata anche a Lei.